GUINEA DIARIO DI VIAGGIO IN MOTO DA ROMA

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Di MARCELLO CARUCCI 9 LUGLIO 2016

Diario di bordo Tour 2016

Sabato 9 Luglio, alle ore 18 parto da Roma.
Arrivo nella città portuale di Civitavecchia alle 19.00 Mi dirigo immediatamente al terminal per convalidare il biglietto della nave. Mentre attendo all’imbarco, conosco dei motociclisti, alcuni sono diretti in Spagna, altri in Marocco. Finalmente alle 21, con un’ora di ritardo la nave salpa. Durante la tratta dormo, devo affrontare il viaggio di notte. Il giorno seguente . Arrivato a Barcellona, prima di sbarcare, nel garage della nave alcuni motociclisti spagnoli mi riconoscono tramite face book , si avvicinano e mi chiedono gentilmente di fare una foto con loro .Vogliono sapere dove sono diretto. Alle 20 sono a Barcellona, subito mi metto in viaggio.

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Mi godo il paesaggio notturno, scenario più volte attraversato durante i miei tour. All’una e trenta incomincio ad avere sonno,decido di fermarmi nei parcheggi di un autogrill. Ci sono moltissimi marocchini con le loro famiglie, molti dormono al suolo sulle coperte , altri in macchina. Mi trovo a 15 Km da Alicante una città del sud della Spagna situata ai piedi di una collina che si affaccia sul mar Mediterraneo. Dormo per terra vicino alla moto fino alle 5 del mattino, dopodiché riprendo a viaggiare . Alle 6,15 una breve sosta per fare colazione. Assisto ad una bellissima alba osservando con stupore il panorama che mi circonda . Alle 18,30 sono ad Algeciras: città situata nella provincia di Cadice , nella comunità autonoma dell’Andalusia posizionata sullo stretto di Gibilterra, in una piccola baia.

Qui mi imbarco per Ceuta ,un possedimento spagnolo a circa 65 km da Tangeri. Il giorno seguente mentre percorro l’autostrada nella direzione di Rabat, assisto ad un bruttissimo incidente nel quale si trovano coinvolte 5 auto. Mi fermo immediatamente, parcheggio la moto poco più avanti, nella corsia di emergenza e con cautela mi dirigo verso i veicoli danneggiati. Constato che fortunatamente nessuno è ferito. Risalgo in moto e proseguo il viaggio. Sono le 10,40 la temperatura esterna è di 34 gradi, c’è molto vento. Continuo a viaggiare fino alle 19,30 .Mi trovo a 100 km da Agadir, pernotto in un confortevole hotel situato in montagna con una bellissima oasi a valle. Tratto il prezzo con l’albergatore che mi chiede trenta euro, alla fine riesco a pernottare con venti euro ed avere anche il box per la moto. La mattina del giorno dopo, alle 9, riprendo il viaggio. Sono all’interno del Marocco , il caldo è insopportabile ,la temperatura è di 40 gradi . Alle 12,30 mi concedo una pausa per pranzare.

Alle 15, sono nelle vicinanze di Tan tan, mi fermano dei poliziotti ad un posto di blocco e mi chiedono dove sono diretto. Rispondo in Cameroon. Rimangono sorpresi e affascinati . I posti di blocco sono numerosi .Per Non perdere tempo nei controlli e nelle registrazioni consegno ai militari quello che chiamano Fischer, cioè la fotocopia del mio passaporto e del libretto di circolazione della moto. Un sistema che mi fa risparmiare tempo. Finalmente alle venti mi trovo nella città di Laayone, cerco un albergo, alcuni sono troppo cari per cui non li prendo in considerazione. Entro in un altro, chiedono più di 60 euro. Troppo caro per le mie necessità. Ritorno alla moto, ma prima di ripartire, mi rivolgo ad alcuni passanti e chiedo loro se ci sono in zona alberghi più economici.

Uno di loro è cosi gentile che mi accompagna nuovamente all’albergo dove ero stato poco prima ,tratta il prezzo .Finalmente riesco a pernottare con la metà del prezzo , colazione compresa. La moto è al sicuro, parcheggiata all’ingresso dell’Hotel proprio dove un vigilante presta servizio. Per ringraziarlo gli offro una bevanda fresca. Il giorno seguente, 14 Luglio, dopo aver fatto un’ abbondante colazione a base di uova, fette biscottate, miele e caffè, lascio l’albergo e proseguo il tour in direzione della Mauritania . Alle 10,30 mi fermo in una stazione di servizio per il rifornimento di carburante. Riconosco il gestore, è lo stesso che conobbi nel 2014. Quell’anno attraversai il Marocco e arrivai fino a Burkina faso. Gli chiedo se si ricorda di me, me lo conferma con un sorriso . Finora ho percorso 2891 km. Continuo a viaggiare percorrendo un paesaggio sempre più isolato e abbandonato dalla civiltà. Alle 14,30 mi concedo un’ ulteriore sosta. Mangio una barretta energetica e bevo una bibita energizzante. Mi trovo nelle vicinanze di Dahkla.

Non fa caldo, la temperatura oscilla intorno ai 24 gradi ma c’è tantissimo vento, faccio una grande fatica a guidare . Alle 16,30 ancora una pausa per il rifornimento di carburante . Riempio due taniche, una da 20 litri e l’altra da 10 perché non c’è più disponibilità di trovare combustibile . L’ultimo tratto del Marocco che percorro si presenta isolato, roccioso, il tutto reso ancora più cupo e tenebroso dal tramonto nuvoloso e dalla presenza di un forte vento. Tutte queste componenti mi mettono un po’ di apprensione e preoccupazione. Per un attimo sono colto da cattivi pensieri…Se buco? Se cado? Se capita un inconveniente alla moto?

Sono isolato dal mondo e da tutti! Però come sono arrivati i pensieri negativi, così immediatamente volano via e ritorna la mia carica di positività vincente. Aumento la velocità perché il sole sta quasi tramontando, non voglio viaggiare con il buio è troppo rischioso. Alle 20 sono nella dogana del Marocco, la trovo chiusa,aprirà alle 8 del mattino. C’è una lunga fila di tir e auto. Con discrezione e andatura molto lenta arrivo a pochi metri dal cancello, posteggio la moto e mangio qualcosa. Prendo una scatola di cartone, la apro e la metto per terra vicino alla moto, mi sdraio per trascorrervi la notte. Alcune persone, tra cui un poliziotto, mi avvisano che non è sicuro restare lì dove mi sono sdraiato ma di andare a dormire in un motel. Non mi fido e non seguo i loro consigli, penso alla moto e al bagaglio. Non posso lasciarli incustoditi, alla mercé di chi occupa il piazzale antistante la dogana. Determinato, mi allontano e provo ad addormentarmi sulla sabbia, vicino alla motocicletta. Alle 2 di notte, mi sveglio per il freddo. Mi alzo per andare ad urinare e noto che nel giro di 300 metri sono solo, vedo solo una persona che circola tra le macchine, si avvicina. E’un giovane, ha il piede destro completamente ruotato all’indietro. Provo compassione!

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Scambio con lui qualche parola e gli chiedo perché è lì e cosa ci fa. Mi risponde che è il guardiano . Mi chiede perché non dormo in un Motel visto che c’è un addetto alla sorveglianza. L’ora è ormai tarda, preferisco restare a dormire fuori ma accetto di buon grado il consiglio del guardiano e mi riparo sotto il porticato della dogana perché più protetto dal freddo e dal vento. Per ringraziarlo gli offro qualcosa da mangiare. Per terra non mancano scarafaggi e nelle vicinanze ci sono dei gatti. Nonostante ciò, la stanchezza prevale e cado in un sonno profondo fino alle 7 del mattino. Una volta sveglio, mi lavo con fazzolettini umidificati, ho polvere e sabbia su tutto il corpo. Mentre faccio colazione socializzo con persone in attesa anche loro di attraversare la frontiera.

Risolte le pratiche doganali, mi avvio con la moto verso la zona franca. Una zona con strade sterrate e presenza di sabbia, una zona dove né la polizia Marocchina ,né quella della Mauritania intervengono se dovesse capitare qualunque inconveniente. La pista è peggiorata rispetto agli anni 2005 e 2014. Alcune auto si insabbiano, purtroppo questo inconveniente capita anche a me, forse per l’eccessivo carico. Fortunatamente riesco ad uscirne senza riportare danni. Vedo una macchina insabbiata, è in difficoltà, lascio la moto ed intervengo ad aiutare i malcapitati. Alle 11,30 sono in Mauritania.

E’ la terza volta! Più tardi, mi metto in viaggio, faccio sosta solo per fare il pieno di carburante con la mia tanica di 10 litri. Conosco dei pakistani ai quali chiedo informazioni sul loro paese che mi piacerebbe visitare, domando se ci sono pericoli, mi rassicurano che il loro paese è sicuro . Aiutandomi con gesti, racconto loro le mie esperienze di viaggiatore solitario con la moto. Rimangono colpiti, mi offrono del The caldo da bere e mi salutano stringendomi la mano e abbracciandomi .Continuo per la mia meta. La temperatura è più alta, oscilla intorno ai 38 gradi .Alle 17,15 faccio una sosta forzata, sono a 100 km da Nouakchott, devo versare la seconda tanica da 20 litri . Arrivo in città , faccio il pieno e per sicurezza riempio anche la tanica più piccola. Viaggio fino alle 20 , mi fermo ad un posto di blocco per un controllo dei documenti ( molti sono i controlli in Marocco e Mauritania) nell’occasione chiedo ai gendarmi se posso dormire nelle vicinanze. Me lo concedono. Mangio delle barrette, prendo degli integratori salini con molta acqua,dopo mi corico sulla sabbia vicino alla moto. Durante la notte fa freddo, mi sveglio ed indosso la tuta antipioggia che mi permette di stare più caldo e di essere protetto dal vento . Alle 7 del giorno dopo, 16 luglio, faccio colazione e prima di partire vado a ringraziare tutti i gendarmi del posto di blocco stringendogli la mano. Proseguo il viaggio.

Alle 12, lascio alle mie spalle la Mauritania arrivo a Diama, un confine ed una dogana molto più tranquilla di Rosso .Una strada con oltre 42 di km di sterrato dove in alcuni punti, si può raggiungere anche una media di 70 km orari. Vedo più volte attraversare la strada da scimmie, facoceri e grandi lucertoloni che fuoriescono dai canneti adiacenti al fiume. Alle 13 sono in dogana Senegalese, risolvo tutte le pratiche amministrative tra le quali l’assicurazione per la moto, comprese garanzie per altri stati Africani al costo di 50 euro. In una delle pause mi accorgo di aver perso la tanica di 10 litri con il carburante .Faccio il pieno alla moto e continuo a viaggiare. Alle 20 sono nella mitica città di Dakar: è la mia terza volta! In città prenoto immediatamente un albergo per due notti. Il giorno successivo vado a fare il cambio gomme .

Rientrando in albergo la moto non mi convince: il sistema abs è fuori uso , la gomma posteriore rimane frenata ed inoltre ho un riscaldamento al disco posteriore . Vado immediatamente da un altro meccanico, il quale mi risolve il problema, ma mi accorgo che non è equilibrata bene . Oltre ad essere nervoso, sono anche preoccupato. Chiedo consiglio ad un senegalese, mi indirizza presso una concessionaria per auto e moto .Finalmente risolvo i problemi e in me torna la serenità.

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Il 18 Luglio mi sveglio alle 7, mi preparo due uova per colazione, mi reco alla dogana di Dakar per far timbrare il carnet de passage , purtroppo per l’assenza di un funzionario, devo ritornare alle 15 per ritirarlo. Una volta avuto il documento torno in albergo , preparo i bagagli sulla moto e parto .Attraverso dei tratti di savana, paesaggi meravigliosi, diversi da quelli finora percorsi. Alle 20, faccio sosta in albergo. Mi trovo a 200 km da Tambacounda . Il giorno seguente, alle 11, sono in città. Alle 13 sono al confine della Guinea ma devo aspettare un’ora prima che arrivino i doganieri che sono a pranzo. Mentre attendo, alcune donne vendono carne cucinata ai passanti che pagano solo dopo aver consumato il pasto. Durante il viaggio sono costretto a fermarmi a causa di forti temporali . Mi fermo e cerco un albergo per trascorrere la notte. Alcuni del posto mi fanno strada con un motorino e grazie a loro, lo trovo. E’ un albergo per niente confortevole, ma mi accontento.

Mi fanno sistemare la moto all’ingresso, lì c’è anche un giovane che dorme per terra. Vado in camera, tutto mi sembra, meno che un albergo .Una camera squallida con acqua per terra per non parlare del bagno e di una doccia inesistente. Mi lavo utilizzando dell’acqua contenuta in alcune taniche. Alle 20 mi cucino del riso, poi stanco crollo. Sono sfinito! Durante la notte più volte mi sveglio, il materasso è scomodo e sento prurito al viso, forse il troppo sole preso durante il viaggio. Nel materasso sento corpi metallici che non permettono di riposare bene, anche il cuscino è piccolo. Per un momento penso di dormire sul pavimento , ma non è il caso c’è anche acqua piovana infiltrata a causa della pioggia. Il giorno seguente alle 6, mi alzo, faccio colazione con due barrette e mi metto subito in viaggio. Durante le soste osservo il panorama di un verde intenso, per via della sua folta vegetazione .Incomincia nuovamente a piovere.

Arrivato a circa 200 km da Lambè, la strada asfaltata termina, continua una pista di terra battuta che si inoltra nella fitta giungla. Chiedo ad alcuni operai come devo fare per raggiungere la città. Mi suggeriscono di fare lo sterrato. Sono 70 km ma nelle condizioni climatiche in cui mi trovo, non è il caso di avventurarmi. Rischio di infangarmi e cadere. All’inizio sono tentato, poi guardo il cielo, è sempre più nuvoloso e minaccioso. Già piove ! Rinuncio e torno indietro sperando in una alternativa. Strada facendo ,chiedo informazioni ad un doganiere ma le prospettive non cambiano: la strada indicata è un disastro e i km da percorrere sono 170. Mi sento crollare il mondo addosso, svanisce il sogno di raggiungere la meta! L’unica soluzione che mi rimane è entrare dal Mali ma non ho il visto con me. Concludo a malincuore che forse doveva andare cosi! Mi metto l’anima in pace e rientro verso il Senegal . Prima di lasciare la Guinea,trascorro ancora un’altra notte nel paese.

Nella via di ritorno mi fermo più volte tra i villaggi,incontro bambini e adulti con i quali socializzo e consegno loro buona parte del mio cibo, costituito da barrette e tonno in scatola .I bimbi subito ne approfittano per mangiarne! Sono esperienze più volte vissute nei miei tour, l’emozione è sempre grande! Lascio la Guinea dopo aver scattato foto ricordo e ripreso con la telecamera immagini spettacolari. Il 21 sono a Dakar nello stesso albergo dove ho pernottato precedentemente. Alla reception, quando il personale mi vede, mi chiede il perché di quel rientro anticipato,essi conoscevano il mio itinerario.

A modo mio, spiego la situazione che si è verificata nel viaggio. Nei due giorni di permanenza nella capitale senegalese ho modo di passeggiare e riposarmi. Il 23 Luglio, alle 8, saluto il personale dell’albergo e mi metto in viaggio per rientrare in Italia. Arrivato a Rosso,alla dogana senegalese, si presenta la stessa ed ennesima scena che mi manda su tutte le furie: persone che mi vengono incontro per farmi da guida, chi vuole cambiare moneta e chi infastidisce. Nonostante ciò, vado per la mia strada mostrando il passaporto ed il carnet du passage alle autorità competenti. In uno dei controlli, un poliziotto pretende 3000 monete locali, chiedo per quale motivo, ma non mi risponde,gli faccio capire che pretendo una ricevuta.

Un poliziotto capisce la situazione, va dal collega gli strappa i soldi dalle mani e me li restituisce. Tra i due nasce una lite verbale ed il poliziotto corrotto fa una pessima figura nei miei confronti e delle persone presenti. Terminati i controlli doganali aspetto il traghetto che parte alle 16. Ho difficoltà ad imbarcarmi , la piattaforma che permette di entrare sul barcone è immersa d’ acqua .Il livello del fiume si è alzato a causa delle insistenti piogge dei giorni precedenti. Nel salire sul traghetto presto molta attenzione, poggio i piedi nell’acqua che mi arriva fino alle ginocchia, è l’unico modo per sentirmi più sicuro e stabile in sella alla moto. Salgo sulla pedana con la ruota anteriore, mentre la posteriore fa capricci ,la moto mi sbanda.

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Fortunatamente non cado. Una ventina di minuti per attraversare il fiume ed eccomi sull’altra sponda: la Mauritania. Qui un doganiere mi chiede il passaporto, gli rispondo che glielo consegno appena attraversata la zona allagata e una volta parcheggiata la moto nel piazzale. Arrivo in un luogo sicuro, posteggio la moto e come di consuetudine in queste zone, mi tocca trattare con individui che vogliono farmi da guida, ma non mi faccio convincere. Si avvicina un tale che si ricorda di me, parla italiano. L’ho conosciuto due anni fa, gli do’ il passaporto e lascio fare tutto a lui .Secondo il doganiere devo pagare altre 120 euro per il visto di rientro. La persona che conosco mi dice di non darli .Mi sbriga tutte le pratiche e mi avvisa di partire subito prima che si accorgano che non ho pagato il visto. Lo ringrazio e gli regalo 10 euro .Viaggio tutto il giorno e buona parte delle sera, ad un certo punto attraverso una strada sterrata con tanta polvere.

E’ buio pesto non posso superare i 30 km orari , voglio arrivare a Nuochot ma è ormai tardi e le condizioni stradali sono veramente pessime. Spero di trovare al più presto la zona dei doganieri e fermarmi lì per tutta la notte. Finalmente raggiungo il controllo, i doganieri esaminano i documenti e una volta autorizzato mi accingo a dormire nelle loro vicinanze. Per ringraziarli gli offro lattine di bevanda fresca che apprezzano moltissimo. La mattina raggiungo e visito la Moschea. All’interno ci sono alcuni militari che pregano. Anche io resto in silenzio e medito. Non appena terminano di pregare esco e mi intrattengo un po’ con loro, poi li saluto e provo a dormire vicino la moto. Poco dopo si alza il vento, la temperatura si abbassa, sono costretto ad indossare la tuta antipioggia per rimanere più caldo . La mattina seguente i militari mi offrono del The che accetto volentieri. Ringrazio e saluto stringendo la mano a tutti. Mi avvio verso la capitale, ma una volta raggiunto il centro abitato, a causa di interruzioni, devo percorrere strade secondarie prima di raggiungere la principale . Vedo tantissime persone con abiti tipici vicino i loro dromedari .

Mi fermo per capire qual è l’evento, mi rispondono che aspettano il Presidente. Ne approfitto per scattare fotografie . Alcuni mi invitano a salire sul loro dromedario ,ma con modi educati e garbati rifiuto, non so come reagisce l’animale e potrei farmi male. Non è il caso! Li saluto con la mano e passo in rassegna suonando il clacson, la maggior parte di loro mi rivolge il saluto sorridendo. Lascio la città per entrare nelle zone più isolate della Mauritania. Arrivato al confine con il Marocco, la dogana è vuota, rispetto all’andata sbrigo le pratiche immediatamente , mangio qualcosa e riparto. Alle 11 mi fermo nel deserto, scatto alcune foto, mi trovo a 500 km da Laayoune. Sulla mia sinistra il grande Oceano mentre a destra l’immenso Sahara .La temperatura è di 26 gradi, ottima per viaggiare .

Rimango un bel po’ a contemplare il luogo. Si sente il calore piacevole del sole ed un leggero venticello accompagnato dal suo sibilo. La voglia di rimanere in questo luogo incantevole e godere questa pace che si ripercuote anche interiormente, è tanta,ma la città di Laayoune è ancora molto lontana. Alle 19 sono in città, faccio una doccia, ceno ed esco per fare delle foto. Nelle vicinanze dell’albergo mi si avvicina un civile mostrandomi un tesserino e qualificandosi come poliziotto, vuole vedere il mio passaporto , rispondo a gesti e non gli dò retta. Subito dopo, un altro sempre in borghese, dice di essere un poliziotto, immediatamente gli faccio capire che chiamo la polizia, all’ istante me ne trovo altri tre vicino. Capisco la situazione e mi rilasso.

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Uno di essi si precipita alla reception dell’albergo, chiede informazioni su di me, mentre gli altri vogliono sapere da dove vengo ,qual è lo scopo del viaggio , la mia professione, se sono arabo. Controllano il passaporto, poi per una loro sicurezza fanno accertamenti telefonici , un altro mi controlla la macchina fotografica per vedere cosa abbia fotografato .Alla fine si scusano, mi danno il benvenuto e ci salutiamo con una grande risata .Tra me penso:se facessero controlli così anche in Italia! Nonostante l’accaduto, continuo a visitare la città fino alle 23 scatto qua e là foto ma sempre con molta discrezione .

Il 26 Luglio, alle 7 faccio una ricca colazione in albergo, alle 8 vado in banca per cambiare moneta e riparto nella direzione di Agadir. Intorno alle 10 mi fermo per coprirmi, c’è molta nebbia, la temperatura è di 23 gradi, alle 12 è di 36 gradi. Sono a 200 km da Agadir. Pian piano la temperatura si alza notevolmente, arrivando ai 42 gradi . Viaggiare diventa insopportabile.

Alle 20, ultima sosta in autogrill per cenare e aggiornare la mia pagina di Facebook.com/marcellocaruccimoto . Mi sdraio su un prato con la moto nelle vicinanze e dormo fino all’alba. L’indomani ancora in viaggio. Alle 18,30 sono a Ceuta , alle 19 mi imbarco per Algesiras. Il tragitto dura un’oretta. Appena sbarcato continuo il viaggio in moto, ma alle 2 di notte, sopraggiunge il sonno. Mi fermo appena vedo l’ insegna di un albergo , ma ormai è tardi per presentarsi, non mi resta che dormire nel parcheggio. Alle 5, appena sveglio, riprendo il viaggio ma con soste più frequenti. Alle 16 sono nel porto di Barcellona, ne approfitto per una doccia e per cambiarmi .Alle 21 mi imbarco e il giorno 29 alle 21 sono a casa.


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